Capitolo 1: L'Ombra del Bosco

Capitolo 1: L'Ombra del Bosco

Il bosco è un sudario verde, fitto, così denso che la luce del sole fatica a penetrare, lasciandoci in una penombra eterna. Ogni passo dei miei stivali di cuoio sul terreno umido è un eco sordo, un battito di tamburo che risuona nella mia testa, scandendo il ritmo della vendetta. Al mio fianco, Tebris, mio fratello, cammina in silenzio. I nostri pensieri sono un groviglio oscuro, offuscato da un unico, bruciante desiderio: vendetta. Le vesti di lana ruvida ci graffiano la pelle, ma il freddo non ci tocca. Dentro di noi, brucia un fuoco più intenso di qualsiasi gelo.

"Quanto ancora, Bellius?" mormorò Tebris, la sua voce bassa, quasi un sussurro che si perdeva tra i suoni del bosco. Non era debolezza, solo la stanchezza di settimane di cammino e la costante tensione che ci accompagnava.

Mi voltai leggermente, senza fermare il passo. "Finché non avremo ciò che vogliamo, fratello. Finchè non avremo la testa di Nerone." I suoi occhi scuri, solitamente vivaci, erano ora velati da una tristezza profonda, la stessa che mi tormentava. "Non dimentico. Mai. Ma a volte... a volte mi chiedo se ne varrà la pena, se la pace arriverà dopo."

Pensavo: Pace? Non cercavo pace, solo la fine di un'agonia. La pace era un lusso per chi non aveva visto ciò che avevamo visto. Tebris, il mio fratello minore, era l'unica cosa che mi legava ancora a quel poco di umanità che mi era rimasta. Era più riflessivo di me, più propenso a guardare oltre la prossima battaglia, ed era per questo che lo proteggevamo a vicenda.

D'un tratto, tra la fitta vegetazione, scorsi le prime sagome di un villaggio. Case basse, fumo che si alzava dai tetti. Non era la nostra meta finale, ma era un punto di sosta necessario. Ci muovemmo con cautela, come ombre silenziose, fino ai margini del bosco. Qui, ci accampammo. Un piccolo fuoco scoppiettò, le fiamme danzarono, proiettando lunghe ombre sui nostri volti stanchi. Il calore era un lusso, una debole carezza in questa notte gelida.

Guardai Tebris, i suoi occhi fissi sulle fiamme, persi in pensieri lontani. Sapevo che anche lui riviveva gli stessi incubi, le stesse immagini che mi tormentavano: il villaggio in fiamme, le urla, il volto di nostra madre. Erano fantasmi che popolavano il nostro riposo, agitato nonostante la stanchezza.