Capitolo 4: Il Rifugio a Pompei

Capitolo 4: Il Rifugio a Pompei

Giorni di cavalcate senza sosta. Il sole ci bruciò la pelle, la polvere ci riempì i polmoni. Dormimmo sotto le stelle, mangiammo ciò che trovammo, spingendo i cavalli al limite. Ogni muscolo mi doleva, ma la meta era chiara. Finalmente, la sagoma di Pompei si stagliò all'orizzonte. Ma la speranza si spense quasi subito. La città era presidiata. Soldati romani ovunque, schierati lungo le strade, le armature di bronzo che scintillavano minacciose sotto il sole. Noi eravamo disarmati, due figure sperdute in un mare di nemici.

"Dannazione," sussurrò Tebris, la sua voce rauca. "Non possiamo entrare così."

"Dobbiamo," risposi, il mio sguardo fisso sulle mura. "C'è solo un modo. Trovare Lucas."

Dovemmo agire in fretta. Ci nascondemmo rapidamente, muovendoci tra le ombre e i vicoli, finché non trovammo la casa di un vecchio amico, Lucas. Busai alla porta, il cuore che mi batteva forte nel petto. Un attimo di esitazione, poi la porta si aprì.

Lucas ci guardò attentamente, con uno sguardo perso e opaco, come se la vita lo avesse prosciugato. Era più vecchio, più stanco di quanto lo ricordassi, e non riusciva a riconoscerci. Rimasi sorpreso di trovarlo così, così spento.

"Lucas," dissi, la mia voce un sussurro, sperando di risvegliare qualche ricordo. "Siamo Bellius e Tebris. Ricordi?"

Come un colpo di fulmine, la sua memoria si riaccese. I suoi occhi si spalancarono, e un sorriso gli allargò il viso, illuminando il suo volto stanco e segnato. "Bellius! Tebris! Dei, non posso credere che siate voi!" Ci abbracciò, un gesto goffo ma sincero. "Pensavo... pensavo che foste morti."

"Per poco," rispose Tebris, con un sorriso stanco. "Ma siamo qui, e abbiamo bisogno del tuo aiuto."

Lucas ci accolse nella sua casa, un rifugio inaspettato dalla minaccia romana. Lì incontrammo Giulia, sua moglie, una donna dai capelli scuri legati in una treccia stretta, che ci guardò con curiosità e un po' di apprensione.

"Sono contenta che siate al sicuro," disse Giulia, la sua voce dolce ma ferma. "Ma siete pazzi a venire a Pompei. L'Impero è ovunque, e la repressione è crudele." "Lo sappiamo," dissi io. "Ma non avevamo scelta."

Quella notte, dormimmo su materassi di paglia, un sonno finalmente tranquillo, protetti da vecchi amici. Lucas e Giulia ci raccontarono delle difficoltà sotto il dominio romano, delle tasse oppressive e della paura costante. Era un promemoria di ciò per cui combattevamo.

Pensavo: Lucas e Giulia. Erano la prova che c'era ancora qualcosa di buono da proteggere in questo mondo, qualcosa di più della sola vendetta. Il loro coraggio nel nasconderci, nonostante il rischio, rafforzava la mia determinazione.